Il fascino del terroir antico

Mio padre Emilio era nato nel 1943 a Lugagnano, in Val d’Arda, e ha seguito la sua famiglia in questa proprietà, sulle colline di Carpaneto Piacentino, quando aveva 5 anni. Dei sei fratelli, lui è quello che è sempre rimasto qui, per continuare con mia madre l’attività che prima era di mio nonno e mia nonna.

Abbiamo sempre fatto vino, che vendevamo prima in damigiane e poi in bottiglia, ma la nostra non è mai stata un’azienda viti-vinicola: fino agli anni Novanta i miei avevano una stalla con vacche da latte, nei campi si coltivavano i cereali e il foraggio, che servivano per alimentare gli animali.

Nel 2006, quando abbiamo ristrutturato il locale che ospita la cantina, è iniziato anche un ricambio generazionale e ho affiancato i miei genitori: da quell’anno, per la prima volta, sull’etichetta dei nostri vini è raffigurato il piccolo borgo contadino di cui la mia famiglia si prende cura da quasi ottant’anni.

La vigna ancora oggi occupa appena 4 ettari su venti. Oltre ai boschi di castagno, foraggi e cereali, abbiamo un frutteto e un piccolo oliveto.

Il nostro paese è Magnano, che si trova nove chilometri a Sud di Carpaneto Piacentino, verso l’Appennino. Prima di arrivare al nostro borghetto si passa per un castello in pietra, costruito sulla sommità della collina e caratterizzato da due torri: un punto d’osservazione, affacciato ai 300 metri sul livello del mare.

I terreni su cui coltiviamo la vite sono ricchi di sabbie plioceniche e argille grigie del Basso Appennino e sono caratterizzati dalla presenza di fossili, soprattutto di molluschi e gasteropodi marini, testimoni di condizioni climatiche e ambientali assai diversi da quelle attuali: siamo nel Parco regionale Stirone e Piacenziano e qui una volta c’era il mare. È questo suolo a regalarci vini freschi, tannici e dritti, anche negli anni più caldi. 

Fermentazione lenta per vini eleganti

La presenza del mare, qualche milione di anni fa, ci ha donato un terroir adatto a produrre vini spontaneamente frizzanti, la cui caratteristica è una “bollicina” fine e non invasiva. Quando il mare si è ritirato ha lasciato fossili, conchiglie e un terreno povero di azoto. Di conseguenza anche i mosti sono poveri di questo elemento che è un nutrimento importante per i lieviti; pertanto, utilizzando solo lieviti indigeni, la fermentazione è lunga e lenta.
Dopo al macerazione sulle bucce che caratterizza la vinificazione artigianale tradizionale, il vino viene lasciato in vasche di acciaio a fermentare. Quando arriva il freddo autunnale, i lieviti si assopiscono e la fermentazione così si blocca. Durante l’inverno in cantina facciamo uno o due travasi, ma nessuna filtrazione. I vini sono così imbottigliati a primavera con un naturale residuo zuccherino. Con l’arrivo del caldo, la fermentazione riparte in bottiglia e produce la bollicina spontanea.
I nostri vini raccontano questo lembo di territorio: sono spontaneamente frizzanti grazie al suolo, al mare e alle conchiglie.
Nei nostri vigneti alleviamo i vitigni del territorio, che sono principalmente la Malvasia di Candia Aromatica, o e l’Ortrugo tra le uve bianche, la Barbera e Bonarda tra le uve rosse. Ci sono anche, in piccola percentuale, altre uve autoctone a bacca bianca e a bacca rossa.
C’è poi la vigna della Sirah, che ho impiantato nel 2006, quando ho affiancato i miei genitori in azienda: in zona si parla di vitigni francesi dall’Ottocento, quando sono stati portati da Napoleone, che aveva annesso il Ducato di Parma e Piacenza all’impero francese.
Tutti i nostri vini, tranne la Rosissima (il cui nome è dedicato a mia madre, Rosa) raccontano questo lembo di territorio: Rio Mora e Rio Fratta sono i due fossi che delimitano gli appezzamenti dedicati alle uve rosse, mentre la Bonissima è un toponimo familiare: si chiama così perché è splendidamente esposta al sole.
Non abbiamo mai avuto una storia viti-vinicola, ma oggi ci ritroviamo un patrimonio di vigne con un età media di circa 40 anni che stiamo preservando, intervenendo a sostituire le fallanze ma anche impiantando nuovi vigneti, mantenendo comunque le varietà tipiche del territorio.

BONISSIMA

ROSISSIMA

RIO MORA

RIO FRATTA

Cereali e farine: tradizione e genuinità

Le Farine

“Siamo sempre quello che mangiamo ed io ero stufa di non poter mangiare pane e pasta, senza trovarli indigeribili. Mio padre era felice di vedere la farina e il pane con il suo nome, in vendita qui vicino a casa. Questo gli dava quasi più soddisfazione del sapere le nostre bottiglie in tutto il mondo”

Elisabetta Montesissa.


Con una storia di allevamento alle spalle, l’azienda agricola Montesissa Emilio ha sempre coltivato cereali, una produzione che è intimamente legata a questa collina, una delle rotazioni dei terreni insieme all’erba medica, che – dopo aver dismesso la nostra stalla – continuiamo a conferire a un allevatore del territorio, che ha bisogno di un prodotto biologico certificato per i suoi bovini, che producono latte.


Nel 2020 insieme a Massimiliano Croci abbiamo immaginato una piccola rivoluzione legata alla coltivazione dei cereali. Per la prima volta, abbiamo seminato su cinque ettari un miscuglio di grani tradizionali, tra cui ci sono ad esempio l’Abbondanza, il Fiorello, il San Pastore, il Gentil Rosso, l’Abbondanza, l’Autonomia, il Verna. Ogni anno il miscuglio si trasforma.

Ogni appezzamento viene trebbiato singolarmente e macinato a pietra, dando così origine a dei veri e propri cru, che abbiamo chiamato  “Il Puson”, “Le Piane”, “La Filagnata” e “Il Purgnasco”, ossia i toponimi con cui vengono identificati i terreni. Sono farine tipo 1 e tipo 2, ma produciamo anche grano tenero decorticato e grano duro per ottenere semola rimacinata.

La naturale frizzantezza dei nostri vini e la genuinità delle nostre farine

Esplora i misteri dei lieviti autoctoni

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Az. Agr. Montesissa Emilio s.s.a.
Loc. Magnano – Case Biasini, 189
29013 Carpaneto P.no (PC)
C.F. e P.IVA 01891170332
CODICE SDI 5W4A8J1
Tel. +39.0523.850158
email: info@montesissaemilio.it